lunedì 13 luglio 2015

La storia che NON si ripete.

I telegiornali e le notizie dei principali quotidiani degli ultimi giorni sono completamente incentrate sulla crisi greca e sulla possibile uscita' dall'Euro del paese per l'incapacità di mantenere le promesse di pagamenti ai paesi creditori.
Nell'ambito delle discussioni una posizione di spicco e' occupata dalla cancelliera tedesca Angela Merkel che espone forti dubbi in merito alla riuscita di un piano di salvataggio ellenico.
Vedendola alla televisione sembra un po' lo stereotipo del tedesco di quella Germania che non guarda in faccia nessuno e va per la sua strada.

Quando penso alla Germania vedo una nazione per certi aspetti da prendere come esempio.
Un popolo determinato e che si rialza sempre.
Sia che sia caduto per causa propria dopo aver scatenando ben due conflitti mondiali.
Sia quando viene spezzettato in due dai paesi vincitori ma con idee politiche opposte fra loro.
Alla fine, come solo loro sanno fare, si reinventano e tornano sulla cresta dell'onda.

Tuttavia in questo post non voglio fare un'ode alla Germania ma raccontare un dettaglio della storia di questo paese che forse viene troppo spesso sorvolato con leggerezza sui banchi di scuola ma che, mai come oggi, è tanto importante quanto attuale.

Facciamo un tuffo indietro nella storia.
Il 19 di Gennaio del 1919 a Parigi le nazioni vincitrici della Prima Guerra Mondiale si incontrano riunite con le rappresentanze dei paesi vinti allo scopo di decidere le sorti dell'Europa.



Il grande conflitto è infatti terminato poco più di due mesi prima con la sua conclusione ufficiale l'11 Novembre 1918.
Per il primo ministro italiano Vittorio Emanuele Orlando non c'è tempo da perdere.
Gli alleati devono mantenere le promesse fatte nel Patto di Londra che , a tutti gli effetti, è stata la leva che ha fatto entrare in guerra l'Italia affianco degli alleati.
Tuttavia anche se l'Italia era a tutto diritto uno dei “Grandi Quattro” (Italia, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti) vincitori della Grande Guerra , le altre tre nazioni consideravano la cessione di tutti i territori precedentemente promessi, un eccesso per un paese del quale temono le forti mire imperialistiche, e così fanno opposizione.
Pertanto, vedendosi rifiutare Fiume e la maggior parte della Dalmazia, Orlando lascia la conferenza infuriato.
Ad onor di cronaca va anche detto che, come riportano diverse fonti, Orlando fosse un politico molto preparato ma che purtroppo, a differenza degli altri tre, non parlasse una parola di Inglese, limitando di fatto ogni sua argomentazione o l'esposizione di qualunque punto in merito alla concessione dei territori promessi all'Italia.

Tuttavia man mano che le discussioni procedono per tutto il 1919, il punto dei vinti sui vincitori si faceva sempre più di carattere pratico.
Infatti visto che i costi in vite umani non potevano essere rimpiazzati, venne inevitabilmente chiesto ai paesi sconfitti di risarcire finanziariamente i vincitori.
L'Italia ad esempio aveva perso circa 700.000 uomini e investito ben 12 miliardi di Lire nel primo conflitto mondiale e, a maggior ragione, voleva che questa compensazione fosse non solo monetaria ma anche territoriale.
La questione risarcimenti si faceva sempre più accesa e i vincitori decisero non solo di imporre somme astronomiche di rimborso per ripagare i reali costi sostenuti dai paesi in guerra, ma introdussero anche una politica di rimborso fatta per tenere le nazioni sconfitte sotto una tale pressione fiscale che avrebbe impedito loro di risollevarsi economicamente e di fatto scongiurando un ennesima scintilla per un altrettanto devastante conflitto.
Perlomeno questa era la teoria.

Prendiamo come esempio su tutte la Germania.
Col Trattato di Versailles, le veniva imposto di versare la somma di 132 miliardi di Goldmark (Marco D'Oro) che, considerando tutte le variabili fiscali tra cui inflazione della moneta, avrebbe permesso ai tedeschi di liberarsi del debito solo nel 1988!
Tuttavia anche se la cifra era esorbitante i paesi alleati avevano già preso accordi sottobanco con la Germania per garantire un pagamento minimo di 50 miliardi solamente.
Questa accordo al limite dell'assurdo era stato fatto per accattivarsi il parere positivo del popolo francese e inglese allo scopo di far credere loro che la Germania fosse tassata molto pesantemente per quello che aveva compiuto.
Tuttavia anche i soli 50 miliardi erano una cifra quasi impossibile da pagare in breve tempo.
Infatti nel già nel 1922 la Germania non aveva rispettato numerosi accordi di rimborso che , fra l'altro non erano solo di pura natura finanziaria ma anche sotto forma fisica di materiale quale carbone o legname.
Nel 1923 l'incapacità di rispettare gli accordi di pagamento convince la Francia e il Belgio, con al seguito un contingente italiano, ad invadere la Regione della Ruhr, ovvero il grande cuore industriale tedesco data la gran quantità di carbone e ferro.
Mentre il Marco tedesco si inflazionava sempre di più, gli alleati decisero di attuare un nuovo piano finanziario per aiutare la Germania che prevedeva anche il ritiro della forza di occupazione.
Il risultato fu il piano Dawes del 1924 che sanciva fra le altre cose l'introduzione di una nuova moneta tedesca allo scopo di bloccare l'inflazione: il Rentenmark.
Non solo ma qualche anno dopo, nel maggio del 1929, verrà attuata l'ennesima misura contenitiva , il piano Young, che sarà l'ultimo tassello in questo puzzle di accordi e concessioni che di fatto smantelleranno quasi del tutto il debito tedesco.

La conclusione si avrà poco dopo, il 9 Luglio del 1932, con la Conferenza di Losanna che di fatto cancellava del tutto il debito tedesco.
Della cifra iniziale di 132 miliardi solamente 21 miliardi vennero pagati dalla Germania e dopo tante parole, discussioni e tempo passato a cercare di trovare una soluzione il debito venne semplicemente dimenticato.

È vero, in quegli anni l'economia mondiale stava cambiando e dopo una guerra si cerca sempre di dimenticare il più in fretta possibile.
Tuttavia se trasportiamo la tematica in questione ai giorni nostri ecco che emergono le similitudini.
Basti pensare che già a seguito del piano Young sopra elencato, i due terzi del debito della Germania (ovvero la parte soggetta ad interessi) erano stati finanziati da un gruppo di banche per investimenti riunite sotto la JP Morgan & Co!



Ed ecco il grosso problema attuale.
Non si tratta solo di un gruppo di paesi che si mettono d'accordo per estinguere il debito di un altro .
Gli interessi sono come sempre più radicati.
La differenza fra la situazione della Germania negli anni 20 e quella della Grecia novantanni dopo, è lampante per come noi consideriamo intoccabili le banche ai giorni nostri e come erano considerate all'epoca.
E anche se oggi i media ci fanno vedere le scene di pensionati greci disperati in coda per cercare di prelevare qualche soldo dai bancomat mentre la loro pensione va via via assottigliandosi a causa della austerity, non possiamo non constatare come i soldi delle banche siano a prova di pianto.

In conclusione bisogna dare comunque una bacchettata sulle dita alla Germania per come considera il debito greco ma è anche vero che spesso e facilmente ci dimentichiamo chi detiene il potere reale.
Ciò non toglie che la Storia che spesso diciamo “si ripete”, in questo caso, visti gli interessi delle nuove banche invece che delle vecchie nazioni, NON si ripete e la Grecia si tiene il suo debito mentre 80 anni fa la Germania si è potuta dimenticare del suo.





P.S. Un grazie particolare a Carol per alcune dritte sull'argomento.

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