Quando
ero piccolo, molto piccolo, ricordo che affettuosamente i miei
genitori, nonni e parenti mi chiamavano con nomignoli che erano un
po' parte della loro storia, un po' della loro cultura e un po'
sentiti in giro, magari da altri.
Chiamandomi
Giovanni tutti gli appellativi ruotavano attorno a questo nome bene o
male e pertanto sono cresciuto abituato a sentire il mio nome e le
sue variabili.
Il
più semplice era “Giuanin”
che purtroppo però era anche il nomignolo, credo piemontese,
associato a quei vermetti bianchi e minuscoli che spesso si trovano
nelle pesche.
Poi
venivano i dialettali che non erano nomi ma vere e proprie frasi tipo
“Giuanin d'la Vigna ne cal piansa ne cal ghigna” (spero
sia corretto in dialetto).
Infine
quelli più ricercati e misteriosi come “Giovannino
Perdigiorno”.
Più
me ne davano e più mi ci divertivo
e affezionavo perché sapevi sempre chi ti stava cercando anche se
non lo vedevi.
Per
i bambini è un gioco ma per gli adulti è quasi come se chiamando
con quel nomignolo avessero accesso ad uno spicchio riservato a loro
della personalità del bambino ed è proprio questo sentirsi diversi
che fan sentire grandi i grandi.
Tuttavia
crescendo si perdono i nomignoli e quando arriva l'età dello studio,
ecco che da un mosaico di idee tutto viene ridotto alla schedatura e
al primo cartellino
virtuale: il cognome.
Negli
anni della scuola sono pochi i professori che ti chiamano per nome
poiché la maggior parte di loro sono convinti che usare il cognome
sia l'unico modo per farsi rispettare mettendo addosso ad un bambino
il vestito di un adulto e aspettando che si comporti come tale.
Tale
è questa soggezione coi professori più severi che pure i tuoi
compagni di classe cominciano a chiamarti per cognome.
Forse
proprio per questo i professori che ti chiamavano per nome sono
quelli che ricordi ancora dopo tanti anni con affetto; quelli che non
avevano paura di insegnare a dei bambini.
Ad
ogni modo solo con la maggiore età, quando cominciano le grandi
compagnie di amici, cade finalmente del tutto il cognome e subentra
il nome abbreviato.
In
breve diventi Giò
per tutti , anche sul lavoro.
Sono
ormai tanti anni che mi sento chiamare così ma mi accorgo che bene o
male per tantissime cose non sono cresciuto affatto.
Mi
piacciono ancora molte cose di quando ero bambino e sento di non aver
perso minimamente la connessione con questi ricordi.
Gioco
ancora coi videogames, guardo ancora i cartoni animati e
occasionalmente tiro fuori ancora i Lego.
Forse
è proprio la passione che provo nel ricordare tutti quei dettagli
della mia infanzia che mi porta a voler creare un personaggio nel
mondo virtuale di Internet che, anche se non più bambino, vuole
comunque fare il funambolo sul filo dell'età mischiando le storie di
oggi coi ricordi del passato.
Pertanto
al momento di scegliere il nickname più adatto per il mondo dei
blog, sono andato ad attingere proprio a quei nomignoli che avevo da
bambino.
Cosi,
fra un epiosodio di Daitarn 3 e un viaggio in Giappone, nasce il mio
Giovannino.
Nessun commento:
Posta un commento