I telegiornali e le
notizie dei principali quotidiani degli ultimi giorni sono
completamente incentrate sulla crisi greca e sulla possibile uscita'
dall'Euro del paese per l'incapacità di mantenere le promesse di
pagamenti ai paesi creditori.
Nell'ambito delle
discussioni una posizione di spicco e' occupata dalla cancelliera
tedesca Angela Merkel che espone forti dubbi in merito alla riuscita
di un piano di salvataggio ellenico.
Vedendola alla televisione
sembra un po' lo stereotipo del tedesco di quella Germania che non
guarda in faccia nessuno e va per la sua strada.
Quando penso alla Germania
vedo una nazione per certi aspetti da prendere come esempio.
Un popolo determinato e
che si rialza sempre.
Sia che sia caduto per
causa propria dopo aver scatenando ben due conflitti mondiali.
Sia quando viene
spezzettato in due dai paesi vincitori ma con idee politiche opposte
fra loro.
Alla fine, come solo loro
sanno fare, si reinventano e tornano sulla cresta dell'onda.
Tuttavia in questo post
non voglio fare un'ode alla Germania ma raccontare un dettaglio della
storia di questo paese che forse viene troppo spesso sorvolato con
leggerezza sui banchi di scuola ma che, mai come oggi, è tanto
importante quanto attuale.
Facciamo un tuffo indietro
nella storia.
Il 19 di Gennaio del 1919
a Parigi le nazioni vincitrici della Prima Guerra Mondiale si
incontrano riunite con le rappresentanze dei paesi vinti allo scopo
di decidere le sorti dell'Europa.
Il grande conflitto è
infatti terminato poco più di due mesi prima con la sua conclusione
ufficiale l'11 Novembre 1918.
Per il primo ministro
italiano Vittorio
Emanuele Orlando non c'è tempo da perdere.
Gli alleati devono
mantenere le promesse fatte nel Patto
di Londra che , a tutti gli effetti, è stata la leva che ha
fatto entrare in guerra l'Italia affianco degli alleati.
Tuttavia anche se
l'Italia era a tutto diritto uno dei “Grandi Quattro” (Italia,
Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti) vincitori della Grande Guerra ,
le altre tre nazioni consideravano la cessione di tutti i territori
precedentemente promessi, un eccesso per un paese del quale temono le
forti mire imperialistiche, e così fanno opposizione.
Pertanto, vedendosi
rifiutare Fiume e la maggior parte della Dalmazia, Orlando lascia la
conferenza infuriato.
Ad onor di cronaca va
anche detto che, come riportano diverse fonti, Orlando fosse un
politico molto preparato ma che purtroppo, a differenza degli altri
tre, non parlasse una parola di Inglese, limitando di fatto ogni sua
argomentazione o l'esposizione di qualunque punto in merito alla
concessione dei territori promessi all'Italia.
Tuttavia man mano che le
discussioni procedono per tutto il 1919, il punto dei vinti sui
vincitori si faceva sempre più di carattere pratico.
Infatti visto che i costi
in vite umani non potevano essere rimpiazzati, venne inevitabilmente
chiesto ai paesi sconfitti di risarcire finanziariamente i vincitori.
L'Italia ad esempio aveva
perso circa 700.000 uomini e investito ben 12 miliardi di Lire nel
primo conflitto mondiale e, a maggior ragione, voleva che questa
compensazione fosse non solo monetaria ma anche territoriale.
La questione risarcimenti
si faceva sempre più accesa e i vincitori decisero non solo di
imporre somme astronomiche di rimborso per ripagare i reali costi
sostenuti dai paesi in guerra, ma introdussero anche una politica di
rimborso fatta per tenere le nazioni sconfitte sotto una tale pressione
fiscale che avrebbe impedito loro di risollevarsi economicamente e di
fatto scongiurando un ennesima scintilla per un altrettanto
devastante conflitto.
Perlomeno questa era la
teoria.
Prendiamo come esempio su
tutte la Germania.
Col Trattato
di Versailles, le veniva imposto di versare la somma di 132
miliardi di Goldmark
(Marco D'Oro) che, considerando tutte le variabili fiscali tra cui
inflazione della moneta, avrebbe permesso ai tedeschi di liberarsi
del debito solo nel 1988!
Tuttavia anche se la cifra
era esorbitante i paesi alleati avevano già preso accordi sottobanco
con la Germania per garantire un pagamento minimo di 50 miliardi
solamente.
Questa accordo al limite
dell'assurdo era stato fatto per accattivarsi il parere positivo del
popolo francese e inglese allo scopo di far credere loro che la
Germania fosse tassata molto pesantemente per quello che aveva
compiuto.
Tuttavia anche i soli 50
miliardi erano una cifra quasi impossibile da pagare in breve tempo.
Infatti nel già nel 1922
la Germania non aveva rispettato numerosi accordi di rimborso che ,
fra l'altro non erano solo di pura natura finanziaria ma anche sotto
forma fisica di materiale quale carbone o legname.
Nel 1923 l'incapacità di
rispettare gli accordi di pagamento convince la Francia e il Belgio,
con al seguito un contingente italiano, ad invadere la Regione
della Ruhr, ovvero il grande cuore industriale tedesco data la
gran quantità di carbone e ferro.
Mentre il Marco tedesco si
inflazionava sempre di più, gli alleati decisero di attuare un nuovo
piano finanziario per aiutare la Germania che prevedeva anche il
ritiro della forza di occupazione.
Il risultato fu il piano
Dawes del 1924 che sanciva fra le altre cose l'introduzione di
una nuova moneta tedesca allo scopo di bloccare l'inflazione: il
Rentenmark.
Non solo ma qualche anno
dopo, nel maggio del 1929, verrà attuata l'ennesima misura
contenitiva , il piano
Young, che sarà l'ultimo tassello in questo puzzle di accordi e
concessioni che di fatto smantelleranno quasi del tutto il debito
tedesco.
La conclusione si avrà
poco dopo, il 9 Luglio del 1932, con la Conferenza
di Losanna che di fatto cancellava del tutto il debito tedesco.
Della cifra iniziale di
132 miliardi solamente 21 miliardi vennero pagati dalla Germania e
dopo tante parole, discussioni e tempo passato a cercare di trovare
una soluzione il debito venne semplicemente dimenticato.
È vero, in quegli anni
l'economia mondiale stava cambiando e dopo una guerra si cerca sempre
di dimenticare il più in fretta possibile.
Tuttavia se trasportiamo
la tematica in questione ai giorni nostri ecco che emergono le
similitudini.
Basti pensare che già a
seguito del piano Young sopra elencato, i due terzi del debito della
Germania (ovvero la parte soggetta ad interessi) erano stati
finanziati da un gruppo di banche per investimenti riunite sotto la
JP Morgan & Co!
Ed ecco il grosso problema
attuale.
Non si tratta solo di un
gruppo di paesi che si mettono d'accordo per estinguere il debito di
un altro .
Gli interessi sono come
sempre più radicati.
La differenza fra la
situazione della Germania negli anni 20 e quella della Grecia
novantanni dopo, è lampante per come noi consideriamo intoccabili le
banche ai giorni nostri e come erano considerate all'epoca.
E anche se oggi i media ci
fanno vedere le scene di pensionati greci disperati in coda per
cercare di prelevare qualche soldo dai bancomat mentre la loro
pensione va via via assottigliandosi a causa della austerity,
non possiamo non constatare come i soldi delle banche siano a prova
di pianto.
In conclusione bisogna
dare comunque una bacchettata sulle dita alla Germania per come
considera il debito greco ma è anche vero che spesso e facilmente ci
dimentichiamo chi detiene il potere reale.
Ciò non toglie che la
Storia che spesso diciamo “si ripete”, in questo caso, visti gli
interessi delle nuove banche invece che delle vecchie nazioni, NON
si ripete e la Grecia si tiene il suo debito mentre 80 anni fa la
Germania si è potuta dimenticare del suo.
P.S. Un grazie particolare
a Carol per alcune dritte sull'argomento.